Eccoci qui, ancora con le forbici in mano! Siamo nel pieno della stagione di potatura, anche se quest’anno le temperature miti della costa hanno già svegliato gli ulivi da un pezzo, anticipando la ripresa vegetativa, temo che questo lo vedremo sempre più . Io, purtroppo, a febbraio ho avuto un po’ di grane e sono indietro di due settimane sul programma. Pazienza, recupereremo!
Ma perché potare?
Eh, no. La potatura non è un capriccio, ma un vero e proprio investimento sulla salute e sulla produzione della pianta. Con la nostra Lavagnina, poi, che è un po’ "alternante" (un anno carica, un anno scarica), è ancora più importante. Tagliare bene significa:
- Dare aria e luce alla chioma (e vi assicuro che le olive ringraziano).
- Semplificare la raccolta (perché arrampicarsi come scimmie se possiamo evitarlo?).
- Stimolare i rami buoni e togliere quelli stanchi, soprattutto nella "gonna" bassa, che spesso è un ricettacolo di rami secchi e improduttivi.
Insomma, se vogliamo olive sane e piante longeve, la potatura è un must.
"Si è sempre fatto così!" Sì, ma oggi le cose sono cambiate
Quante volte ho sentito dire: "Mio nonno lo faceva così!". Certo, una volta si potava in un modo, oggi in un altro. I tempi sono diversi, le esigenze pure.
Ormai la maggior parte degli uliveti qui da noi segue il vaso policonico: piante basse, gestibili completamente da terra, con tagli piccoli (massimo 2-3 cm di diametro) fatti con segaccio telescopico e forbici. Il risultato? Una pianta che sembra una tenda cilindrica, piena di rametti fruttiferi e pochi succhioni (quei rami inutili che spuntano come matti). Niente scale, niente follie, tutto sotto controllo.
Una volta, invece, dominava il vaso dicotomico: piante alte, con il tronco ben visibile e la chioma più rada. Si potava ogni 3-4 anni, con tagli grossi e scale d’appoggio. Perché? Perché sotto gli ulivi si coltivava altro (grano, ortaggi) e la legna serviva per la stufa. Oggi, però, questo sistema è poco pratico: richiede più lavoro e rende la raccolta un’impresa.
E se trovo un ulivo vecchio, alto e maestoso? Lo rivoluziono?
Mai! Se una pianta è sana e ben tenuta, anche se allevata "all’antica", non stravolgiamo tutto. Piuttosto, lavoriamo con pazienza: semplifichiamo la struttura, apriamo un po’ la chioma e piano piano la guidiamo verso una forma più moderna. Se invece è in un giardino, meglio mantenerne il fascino tradizionale, magari abbassando un po’ le punte, ma senza esagerare.
La potatura "stile Portofino": l’amara moda dei giardini vista-mare
Ah, questa mi fa ridere (e un po’ arrabbiare). Quanti ulivi vedo massacrati per far spazio alla vista! Tagliano tutto quello che cresce verso l’alto, lasciando solo la gonna bassa. Io la chiamo "potatura alla Portofino", perché qui molti lo fanno per scorgere il promontorio tra i rami. Peccato che:
- Snatura la pianta, trasformandola in un cespuglio strano.
- Apre la porta a malattie, perché ogni taglio grosso è una ferita.
- Obbliga a potature aggressive ogni anno, perché l’ulivo reagisce buttando succhioni dappertutto.
Insomma, se volete il mare, piantate una palma. L’ulivo è un’altra cosa!
Perché potare è (anche) una questione di cuore
Alla fine, per me la potatura non è solo tecnica. È osservare la pianta, capirne le esigenze, accompagnarla anno dopo anno verso l’equilibrio. E quando, in una di queste mezze stagioni, vedo un ulivo ben potato protendersi verso il mare con grazia… beh, mi si riempie il cuore di orgoglio.
E voi? Avete ulivi da potare? Raccontatemi le vostre esperienze (o i vostri disastri, nessuno giudica!). 😄
E solo per voi la canzone della potatura dell'ulivo😂
Canzone 👉 UlivoBeat
La potatura dell'ulivo: tra passione, tradizione e qualche segreto del mestiere